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Missili e esperti di esplosivi dal Libano per “rompere gli equilibri” in Siria

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08/05/2012

Original Version: ستينغر وخبراء متفجرات من لبنان إلى سوريا

Sembra che i gruppi dell’opposizione siriana armata e chi li finanzia abbiano deciso di far entrare nel conflitto armi in grado di “rompere gli equilibri” – scrive il giornalista Radwan Mortada

***

“I kalashnikov non rovesceranno il regime, abbiamo bisogno di missili” – queste le parole pronunciate da un comandante dell’opposizione siriana armata alcune settimane fa durante un’intervista con al-Akhbar. Quelle parole rivelavano la convinzione dei combattenti dell’opposizione siriana dell’impossibilità di rovesciare il regime con le armi leggere in loro possesso. Le perdite da essi subite non sono più sopportabili, e le loro roccaforti assediate concedono la vittoria al meglio armato ed equipaggiato esercito siriano. Le armi in loro possesso sono efficaci solo negli scontri ravvicinati, che sono quasi inesistenti nella “guerra” attualmente in corso in Siria. A partire da questa constatazione, essi hanno cominciato a cercare “armi di qualità” in grado di fare la differenza, ed anzi hanno cominciato a cambiare la strategia di combattimento nel suo complesso.

Ciò è confermato da quanto hanno riferito comandanti sul campo libanesi e siriani nel nord del Libano – e trafficanti d’armi – riguardo a un cambiamento nella domanda sul mercato, dalle armi leggere alle armi di medio livello e alle armi pesanti. Queste dichiarazioni sembrano trovare conferma nel fatto che l’esercito libanese giorni fa ha fermato una nave carica di armi nelle acque territoriali prospicienti le coste del Libano settentrionale. Il carico che è stato sequestrato, di un valore stimato di 60 milioni di dollari, ha sollevato numerosi interrogativi, sia riguardo alla natura delle armi sequestrate, sia riguardo all’eventualità che vi siano già stati altri carichi di questo tipo.

Un comandante islamico attivo nel traffico di armi verso la Siria ha dichiarato ad al-Akhbar che il carico sequestrato era diretto a Homs. Egli ha parlato di una “infiltrazione” di servizi segreti libanesi e siriani, che avrebbe permesso di intercettare il carico, indicando che esso era stato inviato tramite un mediatore libanese. Egli non ha tuttavia specificato da dove provenissero le armi.

Fonti attendibili dell’opposizione siriana hanno dichiarato ad al-Akhbar che, prima del sequestro di questo carico, i gruppi combattenti erano riusciti a trasportare altri tre carichi di missili attraverso il Libano. Tra le armi che sono riusciti a far entrare in territorio siriano vi sarebbero missili Stinger (missili terra-aria spalleggiabili a guida infrarossa con una gittata tra i 5 e gli 8 chilometri), i quali dovrebbero garantire una sorta di sistema di difesa aerea contro elicotteri e aerei che volano a bassa quota. Queste informazioni sembrano accordarsi con le precedenti dichiarazioni di un responsabile militare del Consiglio Nazionale Transitorio libico riguardo alla scomparsa di 5.000 missili antiaereo dai depositi di armi del paese. La Libia, dopo il crollo del regime di Gheddafi, è divenuta un mercato fiorente per le armi.

Le stesse fonti hanno sostenuto che il carico sequestrato in Libano avesse un valore inferiore a quello pubblicizzato di 60 milioni di dollari, e che fosse come gli altri tre carichi che sono stati consegnati allo stesso modo. Esse hanno affermato che le armi sarebbero state pagate in anticipo, negando che fossero state “donate”, come avevano affermato le autorità siriane. Tali fonti non hanno tuttavia negato che vi siano individui che “sfruttano” la rivoluzione e che potrebbero aver ottenuto le armi gratuitamente da alcuni paesi e le avrebbero poi rivendute all’opposizione siriana. Le stesse fonti hanno negato che il luogo di consegna prestabilito fosse il porto di Tripoli, parlando invece di un luogo imprecisato sulla costa settentrionale, nel distretto di Akkar.

Un comandante militare dell’opposizione ha confermato ad al-Akhbar che è stato deciso di rifornire l’opposizione di missili anticarro, in ogni modo e attraverso tutte le rotte possibili, e che sono cominciati a entrare in possesso dei ribelli missili Cobra anticarro e missili terra-aria SAM7. Quanto al modo in cui queste armi sono giunte a destinazione, egli ha affermato che esse passano attraverso i vari confini, chiarendo che “ad esempio, carichi di armi attraversano il confine con la Turchia con una copertura internazionale, e da lì vengono trasportate a Idlib”. Egli ha parlato dell’esistenza di un tacito accordo fra il Consiglio Nazionale Siriano e la Turchia che permette di trasportare le armi mentre i servizi segreti turchi ‘chiudono un occhio’. Ed ha aggiunto che armi giungono anche attraverso la Giordania. Ciò riporta alla mente quanto riferito dalla France Press tempo fa, alla quale un diplomatico arabo (di cui non è stato rivelato il nome) aveva dichiarato che carichi di armi giungerebbero dall’Arabia Saudita in Siria attraverso la Giordania.

Lo stesso comandante militare ha riferito che carichi di armi entrano anche dall’Iraq attraverso la regione di Albou Kamal, aggiungendo che i prezzi delle armi leggere sul mercato iracheno sono più bassi, talvolta pari alla metà di quelli libanesi.

Il ricorso dell’opposizione siriana ad armi in grado di “rompere gli equilibri” si accompagna ad un cambiamento nell’utilizzo dei combattenti stranieri, che punta sulla qualità più che sulla quantità. Ciò si sta traducendo nel ritiro di un gran numero di miliziani libanesi ed arabi che si erano recati in Siria per prendere parte agli scontri armati, la maggior parte dei quali non ha una vera esperienza di combattimento. In compenso, sono giunti in Siria alcuni esperti di esplosivi  di tendenze islamiche estremiste, tra cui il libanese Abd al-Ghani Jawhar, che secondo alcune voci sarebbe rimasto ucciso il 20 del mese scorso dopo aver commesso un errore nella preparazione di un ordigno (ma la notizia ha suscitato dei dubbi, e potrebbe anche essere un tentativo di depistaggio per far perdere le tracce di Jawhar). In questo stesso contesto, alcuni gruppi combattenti avrebbero cominciato a concentrarsi sulla strategia delle autobomba e delle operazioni kamikaze contro obiettivi militari e della sicurezza – e forse anche contro obiettivi governativi civili – in Siria.

Le stesse fonti hanno rivelato che “uno dei responsabili degli ultimi attentati kamikaze era libico”. Al-Akhbar è venuto a sapere da fonti islamiche che circa cinque persone che possiedono una vasta esperienza nella preparazione di esplosivi hanno lasciato uno dei campi profughi palestinesi in Libano diretti in Siria. Vengono ricercati altri esperti che siano intenzionati a recarsi nel paese. E’ stato riferito che dieci combattenti libanesi sono stati uccisi durante combattimenti in Siria (al-Akhbar si astiene dal rivelare i loro nomi). La salma dell’ultimo di essi è stata fatta rientrare in Libano alcuni giorni fa, e sepolta in segreto nel villaggio di Ersal, nella Bekaa settentrionale.

Per altro verso, al-Akhbar è venuto a sapere che sono in corso tentativi di organizzare i gruppi siriani armati attraverso la creazione di un “consiglio militare unificato”. A questo scopo, l’Esercito siriano libero sta negoziando con diverse milizie affinché aderiscano al summenzionato consiglio per un migliore coordinamento. Le stesse fonti hanno rivelato che l’Esercito siriano libero ha dato ai combattenti piena libertà di azione nelle loro aree di combattimento, promettendo di non interferire sul campo ma semplicemente di svolgere funzioni di coordinamento a livello di comando per costituire un blocco unitario.

Radwan Mortada è un giornalista libanese

(Traduzione di Roberto Iannuzzi)


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